..."Dire la verità,quello che non so,che cerco,che non ho ancora trovato.Solo così mi sento vivo."

martedì 11 febbraio 2014

"GRIZZLY MAN" (2005) di Werner Herzog


“Bevevo così tanto che, o smettevo o morivo. Ma non c'era verso di farmi smettere, niente. Ho seguito programmi di recupero, ho cercato di smettere da solo. Facevo di tutto per non bere e poi facevo di tutto per bere.
Mi stava uccidendo, finché non ho scoperto questa terra degli orsi e mi sono accorto del pericolo che correvano. Avevano bisogno di qualcuno che li proteggeva, ma non certo di un ubriacone, di uno incasinato come me.
Così ho promesso agli orsi che mi sarei preso cura di loro. Se mi avessero aiutato in cambio ad essere una persona migliore. Mi hanno ispirato a tal punto, loro come le volpi, che ho smesso di bere, è stato un miracolo. Questi animali sono il vero miracolo.”


Fino ad ora non c'è stato documentario di Herzog che non mi abbia emozionato (e li sto recuperando tutti a ritmi forsennati), ma quello che ho più amato è sicuramente questo “Grizzly man”.

Qui Herzog ci presenta un personaggio straordinario, pieno di fascino. Mezzo perdente, mezzo eroe...sicuramente matto da legare. E che quindi si inserisce benissimo nella filmografia del regista tedesco. Un tizio che ha vissuto per tredici anni nel parco naturale di Katmai in Alaska con lo scopo di studiare da vicino gli orsi, riprenderli con la telecamera e soprattutto proteggerli (dai bracconieri, dalle guardie forestali, dagli uomini in generale), fino a quando non è morto assieme alla sua compagna  Amie Huguenard , sbranato da uno di quegli animali che tanto amava.

Dalle 100 ore di riprese realizzate da Timothy in Alaska, Herzog ha tirato fuori il meglio, lo ha montato insieme e ci aggiunto interviste e le sue immancabili riflessioni. Quel che ne è venuto fuori, però, non può essere definito semplicemente un documentario, sarebbe davvero troppo riduttivo. E' vero, le immagini sono reali, la storia è reale, i personaggi intervistati sono veri... ma l'atmosfera creata dal regista tedesco ha un non so ché di epico. E lì sta la forza di questa pellicola.

Siamo spinti banalmente a riflettere sul rapporto uomo/natura, perché ci è presentato un tizio che ha provato a destabilizzare questo equilibrio...ma non è solo questo. Ci si concentra soprattutto sull'uomo, la natura fa da da sfondo. Al centro c'è l'umanità con le sue debolezze e le sue potenzialità. Vediamo soprattutto come un uomo può cadere in basso e risalire grazie alla forza dei sogni.
Perché quel Timothy Treadwell, in fondo, è soltanto l'emblema del sognatore folle (come Fitzcarraldo, come Herzog). Un disadattato nella vita di tutti i giorni. Alcolizzato. Drogato. Disperato. Fallito in mezzo agli uomini.
Mi ha ricordato da vicino l'albatro della famosa poesia di Baudelaire. Quel bellissimo uccello, così elegante e maestoso in aria, con quelle sue ali immense. Eppure così goffo, in terra, in mezzo agli uomini, proprio per colpa di quelle sue ali grandi.
Esattamente così è Timothy, troppo sensibile e quindi troppo fragile, per vivere in mezzo agli uomini “normali.”

Ma dedicandosi a quella che è la sua più grande passione, riesce a trovare una nuova forza vitale, una nuova energia. In quella sua missione, riscopre la propria purezza e la ragione per andare avanti, per smettere di bere, per ricominciare a vivere. E ci commuoviamo nel vederlo dichiarare amore a quelle bestie feroci. Le chiama ognuna per nome, ci parla come fossero sue amiche. E pensa, erroneamente, che questo amore sia ricambiato. In realtà a quegli animali di lui non gliene frega assolutamente niente. Questo noi spettatori, compreso Herzog, lo vediamo chiaramente. Timothy no, invece. Lui non ce la fa... ha una visione molto più ottimistica nei confronti della natura. Ed è così romantico in questa sua ossessione.
Talvolta però, l'apparente coraggio lascia spazio alla debolezza... ed allora viene fuori il lato più umano del nostro Grizzly-man e sono proprio quei momenti quelli più intensi ed emozionanti... dove la distanza fra lo spettatore e Timothy diventa sempre più piccola.
Ed in tutto questo... quindi, chi se ne frega se mentre si dedica a proteggere quegli animali dagli uomini, assomiglia tanto a un Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento, chi se ne frega se arriva persino a tentare di invertire l'ordine naturale andando a creare con dei massi un “canale preferenziale” per i salmoni per farli finire dritti nelle grinfie degli orsi, chi se ne frega se appare come un personaggio “sbagliato”...
<<Morirò per questi animali>> dicevi sempre Timothy...
Ci sei morto alla fine,
ma senza di loro eri già morto molto tempo prima...
ti chiameranno folle, ti chiameranno fallito... Ma chi se ne frega.



Poche pellicole sono riuscite a “riempirmi” così tanto. Non so nemmeno bene di cosa, ma è stata una sensazione fantastica.















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