"Non, Vita, perché tu sei nella notte
la rapida fiammata, e non per questi
aspetti della terra e il cielo in cui
la mia tristezza orribile si placa:
ma, Vita, per le tue rose le quali
o non sono sbocciate ancora o già
disfannosi, pel tuo Desiderio
che lascia come al bimbo della favola
nella man ratta solo delle mosche,
per l'odio che portiamo ognuno al noi
del giorno prima, per l'indifferenza
di tutto ai nostri sogni più divini,
pel non potere vivere che l'attimo
al modo della pecora che bruca
pel mondo questo e quello cespo d'erba,
e ad esso si interessa unicamente,
pel rimorso che sta in fondo ad ogni
vita, d'averla inutilmente spesa,
come la feccia in fondo del bicchiere,
per la felicità grande di piangere,
per la tristezza eterna dell'Amore,
pel non sapere e l'infinito buio...
Per tutto questo amaro t'amo, Vita."
--Camillo Sbarbaro
L'immagine che ho
scelto per questi bellissimi versi di Camillo Sbarbaro, tratti da
“Pianissimo” è un dipinto di Egon Schiele, “The embrace”,
l'abbraccio. Un quadro sensazionale. che ha al centro due amanti in
un abbraccio struggente, disperato, in cui le pennellate nervose,
secche, tormentante, violente ne mettono in risalto l'angoscia e
trasmettono amarezza, ma allo stesso tempo prorompe dal dipinto un
amore forte, viscerale, carnale. Odio e amore. Vita e morte.
Disperazione con piccoli, solitari, ma potenti sprazzi di felicità.
La vita è un dramma, è sofferenza. I due amanti sono soli di fronte
a un mondo crudele e cercano in questo meraviglioso abbraccio un modo
per resistere. Si respira un'atmosfera di cruda drammaticità, i
corpi si uniscono in una stretta dolorosa e commovente. Ciò che
emerge però non è una realtà desolante. Non sono un esperto di
arte, ma questo quadro insieme alla disperazione mi ha sempre
trasmesso un forte desiderio di vivere, malgrado le difficoltà e la
sofferenza da cui siamo circondati. Mi sembrava perfetto da associare
ai versi di Sbarbaro incentrati proprio sulla contrapposizione
amore-odio nei confronti della vita.
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